Rivista della Regolazione dei MercatiE-ISSN 2284-2934
G. Giappichelli Editore

Una nuova governance delle comunicazioni elettroniche in Italia: la visione e il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (di Di Francesco Sclafani e Annalisa Durantini)


The article focuses on the role of the national regulatory Authority in the deployment of the next generation access network (NGAN), five years after the adoption of the Digital agenda for Europe and a few months after the issue of the Italian strategy for ultrawideband. The paper presents AGCOM’s perspective on the evolutionary paths from actual to all-fiber access network and the possible approaches to its implementation and governance. The rules and remedies envisaged by the Authority to regulate the provision of wholesale access services on NGA network are debated, as well as the regulation and monitoring tasks committed to AGCOM by the governmental Strategy. The essay also handles additional measures introduced by the Authority to ensure a stable and consistent regulatory framework, able to promote investments and dynamic competition in a very uncertain and fragmented market context, also by improving the quality of dialectics with the market operators. Finally, the article identifies the next policy challenges in order to ensure a coordinated regulation of all services on broadband networks and a fair competition between traditional operators in the areas of electronic communications and audiovisual and new subjects, the so called Over the Top, providing similar applications over the Internet.

  

SOMMARIO:

1. Premessa - 2. La visione dell'AGCOM - 2.1. L'assetto attuale e prospettico del mercato - 2.2. La logica di evoluzione delle reti - 2.3. La governance delle reti - 3. Il ruolo dell'Autorità - 3.1. L'attendibilità degli investimenti - 3.2. La certezza delle regole - 3.2.1. L'aggiornamento dell'impianto regolatorio per le reti di comunicazione elettronica - 3.2.2. La gestione del contenzioso con gli operatori - 3.2.3. La pianificazione strategica dell'Autorità - 3.3. Il ruolo nell'implementazione della Strategia nazionale per la banda ultralarga - 4. L'evoluzione della regolamentazione - NOTE


1. Premessa

La realizzazione di reti di accesso di prossima generazione (NGAN) in fibra ottica e lo sviluppo di servizi digitali a banda larga ultraveloci sono stati identificati, nel maggio 2010, quali obiettivi dell’Agenda europea dell’economia digitale, da perseguire per dare attuazione alla più ampia priorità di una “crescita intelligente” [2], basata sulla conoscenza e sull’innovazione, definita dalla Strategia Europa 2020 [3]. In continuità con tale approccio, la nuova strategia UE [4], resa nota a maggio 2015, individua nello sviluppo delle reti a larga banda e dei servizi digitali innovativi un pilastro fondamentale per la realizzazione di un mercato unico digitale, che superi la frammentazione degli attuali 28 mercati nazionali, consentendo la libera circolazione su scala continentale delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali ed il libero accesso ed esercizio delle attività online da parte di individui ed imprese [5]. In tale prospettiva, a cinque anni dalla definizione a livello europeo degli obiettivi e del piano di azione per la diffusione dei servizi di accesso ad Internet a banda larga ed ultralarga [6] ed a fronte dell’attuale stato di realizzazione delle infrastrutture in Italia [7], il Governo ha ritenuto necessaria l’adozione di una Strategia italiana per la banda ultralarga (di seguito anche Piano) [8]. L’iniziativa governativa costituisce un esempio virtuoso di politica industriale, in primo luogo nel riconoscere che le reti in fibra ottica e i servizi digitali sono esigenze prioritarie ed indefettibili per la crescita economica e sociale del Paese, quindi nel definire un piano strategico accurato e dettagliato che individui in maniera organica le aree di azione, gli interventi e i modelli di relazione tra i soggetti coinvolti, operatori privati e istituzioni. Apprezzamento al Piano per lo sviluppo della banda larga è stato manifestato, in più occasioni, dalla stessa Autorità di regolamentazione di settore (AGCOM) che ha auspicato la definizione di una politica industriale a sostegno della digitalizzazione già nell’ambito della recente Indagine Conoscitiva sulla banda larga e ultralarga [9], svolta congiuntamente all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM). Il Regolatore, a volte chiamato a farsi carico di scelte di politica [continua ..]


2. La visione dell'AGCOM

La visione dell’AGCOM sullo stato, le prospettive e le logiche di sviluppo ed evoluzione delle reti a banda ultralarga, così come sui driver e sulle scelte di investimento degli operatori privati, è in larga parte presentata nella citata Indagine conoscitiva, che offre un significativo contributo tecnico per comprendere i risultati conseguibili attraverso l’iniziativa privata e valutare, sotto il profilo regolamentare e concorrenziale, i diversi possibili modelli di sviluppo delle reti, anche attraverso l’intervento pubblico. Il quadro è completato dalle ulteriori indagini svolte dall’AGCOM nell’am­bito del terzo ciclo di analisi dei mercati dei servizi di accesso a livello locale e centrale alla rete fissa per il periodo 2014-2017 [14], conclusosi con l’ap­provazione, nel mese di novembre 2015, del provvedimento definitivo, già sottoposto a consultazione pubblica nazionale e al vaglio della Commissione europea.


2.1. L'assetto attuale e prospettico del mercato

Sullo stato di sviluppo delle reti a banda larga [15] le analisi riferiscono di un grado di copertura con tecnologie ADSL/SDSL [16] prossimo alla saturazione, attorno al 96% della popolazione (che raggiungerebbe il 99% con tecnologie fixed wireless broadband). Quindi, il primo obiettivo della Agenda digitale europea, che prevede di garantire all’intera popolazione almeno 2 Mbps (cosiddetta banda larga di base) è sostanzialmente raggiunto, nonostante un divario territoriale in termini di velocità di connessione. Sullo stato di sviluppo delle reti a banda ultralarga, dalle analisi emerge che le infrastrutture di rete fissa sono realizzate in prevalenza mediante tecnologia FTTC (fiber to the cabinet) [17], ad eccezione di alcune realtà locali, ad esempio Milano o Bologna, ove è presente un’offerta di accesso in fibra ottica FTTB/H (fiber to the building/home) [18], [19]. I risultati delle analisi di AGCOM sono in linea con i dati riportati dalla società Infratel Italia [20] rispetto agli obiettivi dell’Agenda digitale europea: i livelli di copertura e penetrazione della banda ultralarga (≥30 Mbps) sono ancora decisamente lontani dai target europei: a marzo 2015, il 22,3% della popolazione italiana risulta coperta ad almeno 30 Mbps, rispetto alla media del 64% circa della popolazione dei Paesi europei – e ben più marginale è il livello di copertura a 100 Mbps (2,4% a livello nazionale) con una penetrazione assolutamente trascurabile. Quanto ai driver delle scelte di investimento infrastrutturale degli operatori, le analisi dell’Autorità indicano che lo sviluppo delle reti in fibra costituisce in Italia un processo innovativo guidato sostanzialmente dalle dinamiche concorrenziali interne al settore delle reti fisse [21]. In assenza di concorrenza dinamica tra operatori di reti di telecomunicazioni ed operatori di reti via cavo [22], i piani di investimento non sono guidati dalla minaccia competitiva di soluzioni tecnologiche alternative, bensì piuttosto dalla sola ricerca di un profitto incrementale, su un orizzonte temporale di breve periodo. Gli operatori seguono una dinamica leader follower, piuttosto che privilegiare un atteggiamento più aggressivo e ricercare vantaggi da first-mover. Dai piani industriali del prossimo triennio emerge la tendenza degli operatori ad [continua ..]


2.2. La logica di evoluzione delle reti

Sulle due possibili ipotesi di evoluzione delle reti verso l’architettura FTTB/H, rispettivamente per passi successivi, mediante graduale estensione delle reti FTTC, oppure tramite un “salto di qualità”, con lo sviluppo immediato di reti FTTB/H, l’Autorità nell’indagine conoscitiva ha evidenziato i profili regolatori e concorrenziali di maggior rilievo, soffermandosi sui trade-off tra rischi per la concorrenza statica e i benefici per la concorrenza dinamica, gli investimenti e l’innovazione. Dal quadro ricostruito nell’indagine, in linea generale non appare condivisibile la tesi secondo la quale lo sviluppo immediato di reti FTTB/H sarebbe non solo difficilmente sostenibile in un’ottica di rendimento privato, ma anche non desiderabile sotto il profilo sociale stante una domanda limitata per i servizi a banda ultralarga. La domanda degli utenti può essere rapidamente trainata ed incentivata, sia in via endogena dagli sviluppi dei servizi innovativi, sia in via esogena da politiche pubbliche volte al sostegno della domanda pubblica e privata. Quindi, le condizioni attuali della domanda non possono essere un alibi per un approccio “timido” agli investimenti, bensì piuttosto, stanti le diffuse e significative esternalità positive del progetto di infrastrutturazione, devono essere uno stimolo alla definizione di una politica pubblica di promozione della domanda; ed il Piano del Governo va esattamente in questa direzione. Inoltre, in assenza di una reale “scalabilità” delle reti FTTC verso reti FTTB/H, ossia di una effettiva riutilizzabilità degli investimenti, la soluzione FTTC potrebbe risultare insufficiente ad assicurare, nel medio-lungo periodo, il terzo obiettivo infrastrutturale dell’Agenda digitale europea. Permarrebbero poi le tipiche criticità concorrenziali legate al sussistere di una dipendenza funzionale dei concorrenti dalla infrastruttura essenziale dell’incumbent. D’altro canto, perché l’ipotesi del salto di qualità verso l’architettura FTTB/H sia sostenibile economicamente e non sia soggetta ad un livello di rischio non sopportabile dal capitale privato, è essenziale un supporto ed un impegno chiaro da parte dei principali operatori italiani di telecomunicazioni e soprattutto da parte dell’operatore dotato di significativo potere di mercato [continua ..]


2.3. La governance delle reti

Sui modelli di sviluppo delle reti FTTB/H, l’AGCOM ha analizzato i diversi possibili scenari e le relative criticità sotto il profilo concorrenziale e regolamentare ed ha ipotizzato tre scenari che si differenziano in relazione alla proprietà della rete ed alla relativa governance: (i) lo sviluppo e la gestione della rete FTTB/H da parte di un operatore di rete wholesale puro non verticalmente integrato; (ii) lo sviluppo e la gestione della rete FTTB/H da parte dell’o­peratore dominante verticalmente integrato; (iii) lo sviluppo e la gestione della rete FTTB/H attraverso una joint venture tra più operatori. L’analisi delle criticità concorrenziali di questi tre scenari prescinde dalle misure di politica pubblica idonee a creare gli incentivi per l’investimento privato. Il primo scenario, si basa sulla separazione proprietaria tra rete e servizi e presenta evidenti pregi sotto il profilo concorrenziale perché rimuove l’inte­resse ad attuare condotte discriminatorie da parte del gestore della rete e rappresenta quindi la soluzione preferibile sotto il profilo concorrenziale perché assicura il pieno rispetto del principio di parità di trattamento. Tuttavia, poiché la realizzazione della rete comporta elevati costi fissi ed irrecuperabili, un operatore puro di rete può essere soggetto ai rischi derivanti dalla domanda incerta da parte degli utenti finali o degli operatori intermedi ed a quelli derivanti da possibili comportamenti opportunistici degli operatori a valle. Affinché tale scenario sia realizzabile è, quindi, necessario che un significativo numero di operatori sia effettivamente interessato all’acquisto dei servizi wholesale offerti su tale rete. Compatibilmente con la normativa in materia di aiuti di stato, tale modello potrebbe essere realizzato nelle aree a fallimento di mercato, c.d. aree bianche, mediante “Intervento pubblico diretto” (Modello I nel Piano del Governo) [44], [45], garantendo la proprietà pubblica delle infrastrutture realizzate, la concessione per la gestione e la massima apertura al mercato a condizioni eque e non discriminatorie per tutti gli operatori che ne facessero richiesta. Il secondo scenario prevede lo sviluppo e la gestione della rete FTTB/H da parte dell’operatore dominante [continua ..]


3. Il ruolo dell'Autorità

Nel Piano del Governo si sottolinea che la realizzazione di soluzioni fiber to the distributionpoint/ building/ home (FTTdp/FTTB/FTTH) da parte degli operatori privati “necessita di un quadro regolamentare allo stesso tempo certo e stabile all’interno di un periodo di riferimento coerente con gli obiettivi del­l’Agenda Digitale Europea 2020”. Questo è il compito dell’AGCOM. [51] È evidente, tuttavia, che la precondizione per garantire un quadro regolamentare stabile è l’attendibilità degli investimenti privati, in mancanza della quale le dinamiche di mercato – alla base della definizione delle misure regolamentari – sarebbero imprevedibili.


3.1. L'attendibilità degli investimenti

Le strategie di investimento degli operatori per il prossimo triennio presentano al momento un elevato grado di incertezza, sia in relazione all’estensione che alla tempistica di realizzazione dei progetti. Il che pone non pochi problemi, soprattutto con riferimento all’individuazione del perimetro dell’intervento pubblico. La Commissione europea ritiene che nelle cosiddette “aree nere NGA” (in cui sono presenti o verranno sviluppate nei tre anni successivi almeno due reti NGA di operatori diversi) il sostegno dello Stato a una rete NGA supplementare equivalente rischierebbe di provocare gravi distorsioni della concorrenza e sarebbe incompatibile con il mercato interno [52]. Eppure, anche in queste aree l’intervento pubblico potrebbe essere eccezionalmente concesso per reti NGA in grado di fornire altissima velocità, ben oltre i 100 Mbit/s, solo laddove venisse soddisfatta la condizione relativa al “salto di qualità” [53] sulla base di alcuni criteri cumulativi [54]. È chiara dunque la necessità di avere informazioni dettagliate ed attendibili sui piani di investimento. In tale ottica, va certamente riconosciuta l’importanza della consultazione pubblica che Infratel ha condotto per conto del Ministero dello sviluppo economico (Mise) per l’aggiornamento della mappa di disponibilità dei servizi di connettività a banda larga e ultralarga e la conoscenza dei piani di infrastrutturazione degli operatori per il triennio 2016-2018 nelle 94.645 aree in cui la Strategia divide il territorio nazionale [55]. Tutto ciò non è, tuttavia, sufficiente. È infatti necessario introdurre precisi vincoli giuridici per evitare che “una semplice «manifestazione di interesse» da parte di un investitore privato possa ritardare la fornitura di servizi a banda larga nell’area interessata qualora, successivamente, tale investimento non venga realizzato e nel frattempo l’intervento pubblico sia stato sospeso.” [56] Nella Comunicazione della Commissione europea, si sottolinea l’opportunità di disporre la vincolatività degli impegni da parte degli investitori privati con la stipula di un contratto che ne descriva modalità attuative e tempistiche e che disponga, in caso di inadempienza, opportune sanzioni. Nel merito, successivamente alla citata [continua ..]


3.2. La certezza delle regole

3.2.1. L'aggiornamento dell'impianto regolatorio per le reti di comunicazione elettronica

Una volta assicurata l’attendibilità degli investimenti AGCOM dovrà garantire la certezza della regolazione. Per dare fiducia agli investitori e ridurre il rischio di investimento, è necessario che la regolazione sia coerente nel tempo e che l’incertezza associata alle periodiche revisioni delle analisi di mercato sia il più possibile attenuata. Questo è il compito più importante e più difficile del Regolatore, che deve fare i conti con alcune variabili esogene come i rapidi mutamenti di mercato ed il contesto istituzionale in cui altri poteri incidono sulle sue decisioni come la Commissione UE e il Giudice nazionale. Il rafforzamento della certezza del diritto è individuato quale obiettivo fondamentale della politica regolamentare anche a livello europeo. In tale direzione, il terzo pacchetto di direttive comunitarie delle comunicazioni elettroniche [58] promuove l’armonizzazione della regolamentazione nel territorio del­l’Unione, identificando gli strumenti più adatti a stimolare gli investimenti in reti a banda larga, l’erogazione di servizi digitali innovativi e a salvaguardare la concorrenza [59]. Agli stessi obiettivi di uniformità, coerenza e prevedibilità delle politiche regolamentari degli Stati Membri appaiono, inoltre, preordinate le riforme in materia di reti NGA introdotte dalla Commissione europea con le Raccomandazioni del 2010 e del 2013 [60]. È dunque, in primo luogo, a livello di Unione che si è formata – nel perseguimento degli obiettivi comuni dell’Agenda digitale europea – la politica regolamentare relativa alle reti di accesso di nuova generazione, cui i singoli Regolatori nazionali devono conformarsi. Al centro di tale impianto regolatorio, strutturato e lontano da approcci di deregolamentazione [61], è la ricerca del giusto equilibrio tra utilizzo efficiente delle risorse a supporto della concorrenza (basate sugli obblighi di accesso alla rete dell’operatore incumbent) e misure di incentivo agli investimenti [62]; in altri termini, centrale è il conseguimento di un trade-off tra concorrenza statica e concorrenza dinamica [63]. Il compromesso è raggiunto applicando la tradizionale teoria della “scala degli investimenti” [64]. Il compito, però, è tutt’altro che facile. Nella [continua ..]


3.2.2. La gestione del contenzioso con gli operatori

Il fattore che incide in modo forse più significativo sulla certezza della regolazione è il contenzioso con gli operatori che ha raggiunto livelli di attenzione, solo in parte giustificati dalle discontinuità negli approcci e negli strumenti che la disciplina dell’accesso alle reti a larga banda richiede. Il sindacato giurisdizionale ha senz’altro un ruolo da protagonista nella regolazione dei mercati per almeno tre ragioni: 1) è l’unica forma di controllo sui provvedimenti delle autorità amministrative indipendenti e quindi fa da contrappeso alla loro carenza di legittimazione democratica e consente di rispondere alla famosa domanda “chi controlla i controllori del mercato?” [77]; 2) i provvedimenti di regolazione coinvolgono interessi di grande rilevanza sociale ed economica che difficilmente si acquietano di fronte alle decisioni delle Autorità, per cui il contenzioso non è una patologia eventuale ma una sorta di inevitabile fase post-procedimentale, come se il rapporto imprese-regolatore si articolasse in due ordinari momenti di confronto: prima il procedimento e poi il processo; 3) si tratta di provvedimenti con un alto tasso di discrezionalità e di complessità tecnica, come tali vulnerabili perché particolarmente esposti al sindacato sull’eccesso di potere [78]. È sempre stato avvertito come un nervo scoperto da ambo le parti: da un lato le imprese si lamentano perché la riserva di merito in materie così ampiamente discrezionali impedirebbe un sindacato penetrante e pienamente satisfattivo del loro diritto d’impresa, dall’altro i regolatori lo avvertono come un vulnus alla loro competenza tecnica se non addirittura alla loro indipendenza [79]. Il tema centrale è il sindacato sulla discrezionalità tecnica. Nelle valutazioni dell’AGCOM c’è molto tecnicismo e c’è molta discrezionalità perché la regolazione serve a costruire la regola che non c’è e quindi gode di una discrezionalità che trova il suo limite nel principio di ragionevolezza e di proporzionalità. Ed è evidente che tanto più è ampia la discrezionalità tanto più è necessario il controllo del giudice e tanto più è difficile questo controllo perché deve essere non solo [continua ..]


3.2.3. La pianificazione strategica dell'Autorità

Un altro importante strumento per promuovere la certezza della regolazione è la pianificazione strategica. Si tratta di un’importante novità introdotta per l’anno 2015, che ha già avuto il generale apprezzamento degli stakeholder. Essa si articola in tre livelli concentrici di obiettivi (generali, strategici e specifici), al perseguimento dei quali l’Autorità orienta l’attività regolamentare e di vigilanza nei settori delle comunicazioni elettroniche, del sistema radiotelevisivo, editoriale, dei diritti digitali e dei servizi postali. La pianificazione strategica ha tre vantaggi. In primo luogo, consente agli operatori di fare affidamento su un programma regolatorio (più o meno dettagliato) assunto come impegno istituzionale dall’AGCOM. In secondo luogo, individua linee di indirizzo che agevolano il lavoro tecnico ed istruttorio degli Uffici nella preparazione dei dossier. Infine, consente di misurare la performance dell’Autorità nel suo complesso e delle singole unità organizzative, anche in termini di qualità della regolazione.


3.3. Il ruolo nell'implementazione della Strategia nazionale per la banda ultralarga

Il Piano del Governo demanda ad AGCOM specifiche funzioni di regolamentazione e monitoraggio per l’attuazione della Strategia. In fase di regolamentazione, l’Autorità deve definire (prima del bando di gara) le modalità di fornitura e le tariffe per i servizi di accesso wholesale alle infrastrutture oggetto del finanziamento. Deve, inoltre, predisporre un meccanismo di calcolo e recupero (claw back) degli eventuali extraprofitti del beneficiario del finanziamento pubblico, utilizzando un tasso di remunerazione degli investimenti definito sulla base del costo medio ponderato del capitale (WACC – Weighted Average Cost of Capital) [81] stabilito dall’Autorità [82]. Il Piano prevede infatti che, al termine del primo quadriennio, l’operatore aggiudicatario sia tenuto alla restituzione di una parte del contributo qualora i ricavi effettivi superino una determinata soglia indicata nel bando. In fase di monitoraggio, a seguito dell’aggiudicazione delle gare, l’Autorità dovrà verificare che le prestazioni effettivamente erogate e le scelte tecnologiche degli operatori aggiudicatari siano conformi a quanto dagli stessi dichiarato nelle offerte presentate in fase di gara. Ad AGCOM è poi affidata la realizzazione e la gestione del cosiddetto “catasto dei servizi”, in cui confluiranno i dati del monitoraggio del livello dell’of­ferta, valutata in termini di servizi di connettività disponibili e velocità effettiva di connessione nelle aree interessate dal progetto, e del relativo livello della domanda, ovvero del grado di adozione delle nuove tecnologie (andamento degli abbonamenti a banda ultralarga) [83]. L’attività di monitoraggio è effettuata nell’ambito dei compiti già attribuiti all’Autorità dal decreto legge Destinazione Italia [84], che demanda ad AGCOM la costituzione di una banca dati di tutte le reti di accesso ad Internet di proprietà pubblica e privata sul territorio nazionale, delle tecnologie impiegate e del grado di utilizzo delle stesse e richiede una intensa interazione con gli operatori del mercato, fissi e mobili, con gli utenti e con gli altri soggetti pubblici coinvolti nella realizzazione del Piano del Governo [85].


4. L'evoluzione della regolamentazione

Fin qui è stato discusso il ruolo e presentato il contributo del Regolatore nella promozione dello sviluppo di infrastrutture e servizi a banda larga ed ultra larga, anche in linea con i compiti individuati dal Governo. L’insieme delle misure illustrate insiste unicamente sul fronte dell’offerta di connettività. Lo sviluppo di infrastrutture di rete a banda larga ed ultralarga, tuttavia, contribuisce alla crescita economica e sociale ed è perseguito, in quanto funzionale al­l’accesso a servizi e contenuti digitali innovativi, non altrimenti disponibili con adeguata qualità agli utenti. È ampliamente riconosciuto in letteratura [86] che proprio la disponibilità di una potenziale offerta di servizi e contenuti, in grado di esercitare attrattiva sugli utenti e produrre valore per essi, alimenta la domanda di connettività, la quale a sua volta incentiva e sostiene gli investimenti in reti NGA [87]. Tali considerazioni suggeriscono l’urgenza di una attenzione particolare da parte del Regolatore ai profili di utilizzo della infrastruttura in fibra ottica, oltre che agli aspetti realizzativi. Al riguardo, occorre considerare alcuni fenomeni: in primo luogo, il dilagare dei servizi digitali e delle applicazioni che, sfruttando la versatilità della tecnologia IP [88], divengono sempre più sostituibili e competitivi rispetto ai servizi di telecomunicazioni tradizionali (per esempio le applicazioni per il VoIP [89] o la messaggistica istantanea); in secondo luogo, il passaggio dalla televisione lineare [90] a quella non lineare [91] e l’affermarsi di una molteplicità di piattaforme – dalla IPTV [92] alla Web TV [93] alla Over the Top TV [94] – differenti per modalità tecniche di distribuzione digitale e fruizione dei servizi di media audiovisivi. Questi fenomeni coinvolgono nuovi attori: gli Over The Top (OTT) [95], che competono mediante Internet con gli operatori di telecomunicazione e con i tradizionali operatori TV utilizzando le infrastrutture di rete a banda larga ed ultralarga senza però contribuire al loro sviluppo [96]. L’esigenza di creare i presupposti allo sviluppo di reti e servizi digitali innovativi a larga banda pone, pertanto, il regolatore di fronte alla necessità di assicurare un approccio [continua ..]


NOTE
Fascicolo 2 - 2015